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Discriminazione sul lavoro in Europa: cosa vivono davvero i dipendenti (e cosa ci dicono i dati italiani)

La discriminazione sul posto di lavoro: un problema ancora troppo diffuso

La discriminazione sul lavoro rimane una delle barriere più resistenti a un’autentica cultura di inclusione. Non sempre si manifesta in modo evidente, a volte è un’esclusione palese, ma più spesso assume la forma di comportamenti sottili e quotidiani che, nel tempo, erodono il senso di appartenenza e fiducia delle persone. 

Per comprendere meglio l’ampiezza del fenomeno, SD Worx ha analizzato i risultati della ricerca HR & Payroll Pulse 2025 condotto in 16 Paesi europei, con la collaborazione accademica di Laura De Boom (Università di Anversa)

I dati offrono uno sguardo chiaro, e a tratti preoccupante, su ciò che i lavoratori europei percepiscono e sperimentano oggi nei loro ambienti di lavoro.

    Cosa segnalano i dipendenti europei

    Alla domanda “Hai mai vissuto o assistito a episodi di discriminazione sul lavoro?”, le risposte rivelano un quadro complesso:

    • 54% cita “altre ragioni”: differenze di background sociale, istruzione, accento, aspetto fisico o tratti personali.
    • 21% riporta discriminazione legata all’età.
    • 14% di genere.
    • Seguono razza (9%), disabilità (7%), orientamento sessuale (7%) e credenze religiose (7%).

    I pregiudizi legati all’età e al genere restano centrali, ma la categoria “altre ragioni” rivela che l’esclusione nasce sempre più spesso da elementi meno riconoscibili ma altrettanto profondi.
     

      Cosa emerge in Italia

      Dalla ricerca HR & Payroll Pulse 2025 di SD Worx, l’Italia risulta tra i Paesi europei con minori segnalazioni formali di discriminazione legata all’età (16%) e alla disabilità (5%). 

      Ma il dato più significativo è un altro, oltre il 60% dei lavoratori italiani dichiara di aver vissuto o osservato episodi di esclusione riconducibili a “altre ragioni”, come il modo di esprimersi, l’origine geografica o il livello di istruzione

      Un segnale chiaro, la discriminazione in Italia non scompare, semplicemente cambia forma.

        Il peso delle “altre ragioni”

        La categoria “other reasons” rappresenta oggi la frontiera più difficile da affrontare. Non si tratta di violazioni esplicite delle policy, ma di atteggiamenti e dinamiche interpersonali che fanno sentire le persone “fuori posto”, anche in contesti formalmente inclusivi. Importante, ad esempio, l'inclusione sul posto di lavoro delle persone affette da neurodivergenza (15-20% della popolazione mondiale).

        Questo tipo di esclusione è più sottile, ma altrettanto dannoso, mina la fiducia, frena la collaborazione e riduce la produttività. Contrastarlo significa andare oltre la compliance e lavorare sulla cultura quotidiana delle relazioni e del rispetto reciproco.

          Un tema sempre più strategico anche in Italia

          In un contesto in cui le normative e le politiche europee si evolvono rapidamente, le aziende italiane si trovano oggi davanti a una sfida concreta, trasformare la sensibilità in azione. Tra i principali strumenti e riferimenti:

          In questo scenario, promuovere ambienti di lavoro inclusivi non è solo un dovere etico o reputazionale, è anche una leva di competitività, perché aiuta le aziende ad attrarre talenti, innovare e accedere a incentivi e bandi dedicati.

            Cosa possono fare le organizzazioni per combattere la discriminazione sul posto di lavoro?

            3 sono le priorità fondamentali per i datori di lavoro, identificate dalla ricercatrice Laura De Boom e SD Worx:

            1. Guardare oltre l’ovvio: le discriminazioni non si limitano a età e genere, occorre riconoscere anche le forme più sottili, legate a linguaggio, provenienza o modalità comunicative.
            2. Ascoltare i propri dipendenti: creare canali di ascolto sicuri e credibili è essenziale per favorire segnalazioni e dialogo aperto. L’assenza di denunce non è sinonimo di assenza di problemi.
            3. Trasformare la consapevolezza in azione: le policy sono necessarie, ma la differenza la fanno i comportamenti quotidiani, la coerenza della leadership, la formazione dei manager e la responsabilità condivisa del team. A questo proposito, potrebbe risultare interessante conoscere 5 modi per favorire il successo all'interno di un gruppo di lavoro di età diverse 

              Verso luoghi di lavoro più equi e rispettosi

              La discriminazione sul lavoro è ancora diffusa in tutta Europa e assume forme sempre più sfumate. Ma i dati del ricerca SD Worx mostrano anche una crescente consapevolezza collettiva, segno che molte aziende stanno riconoscendo il valore di politiche inclusive e misurabili. In SD Worx crediamo che il vero progresso nasca dall’unione tra ricerca e azione concreta. Comprendere ciò che i lavoratori vivono è il primo passo per costruire ambienti in cui equità, rispetto e appartenenza non siano solo valori dichiarati, ma esperienze reali e quotidiane.